Descrizione
Partiamo dal nome, Rapujà. Deriva dall’antica usanza di raccogliere i grappoli dimenticati sulle viti circa quindici giorni dopo la fine della vendemmia. I preziosi frutti di Nebbiolo, Dolcetto e Barbera venivano quindi lavorati insieme dando vita a un vino di ottima qualità e dal sapore piacevolmente antico. Sordo ripropone quel vino della tradizione, in chiave moderna. L’uva, raccolta a piena maturazione, viene avviata alla vinificazione non appena arrivata in cantina. Il processo prevede una lunga macerazione estrattiva, fermentazione e conversione malolattica. Poi si passa alla fase di affinamento in legno, come da tradizione in botti grandi di rovere. Nel bicchiere si presenta un vino di colore rosso rubino, con sfumature violacee. Al naso, profumi delicati e floreali. In bocca, invece, il vino si rivela fresco e fruttato. Un vino tanto complesso quanto asciutto e armonico. Un calice che ci porta, fin dal primo sorso, con la mente a quei bei tempi passati.